Storia di un Capriolo
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Elafo
botta
Ketos
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Re: Storia di un Capriolo
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mauriz- utente
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Re: Storia di un Capriolo
L'erba medica (Medicago sativa L.) come è stato giustamente detto, presenta un'apparato radicale detto "fittonante" e cioè che espora il terreno piuttosto in profondità.
Personalmente non ricordo di aver mai visto campi di erba medica ingialliti... Forse subito dopo lo sfalcio, ma basta poca umidità che questa rigermoglia. I prati "naturali" tendono ad ingiallire ma l'erba medica non mi risulta... Anzi alcune piante a volte sfuggono dai campi e vegetano in terreni duri e non lavorati, crescendo comunque rigogliose e verdi anche in estate (mi capita ogni anni davanti casa!).
I vegetali contengono molta acqua e gli animali sfruttano anche la rugiada che si deposita sulle foglie la notte. E' probabile che questo basti per i caprioli che vivono in quella zona confinata...
Personalmente non ricordo di aver mai visto campi di erba medica ingialliti... Forse subito dopo lo sfalcio, ma basta poca umidità che questa rigermoglia. I prati "naturali" tendono ad ingiallire ma l'erba medica non mi risulta... Anzi alcune piante a volte sfuggono dai campi e vegetano in terreni duri e non lavorati, crescendo comunque rigogliose e verdi anche in estate (mi capita ogni anni davanti casa!).
I vegetali contengono molta acqua e gli animali sfruttano anche la rugiada che si deposita sulle foglie la notte. E' probabile che questo basti per i caprioli che vivono in quella zona confinata...
Re: Storia di un Capriolo
admin ha scritto:L'erba medica (Medicago sativa L.) come è stato giustamente detto, presenta un'apparato radicale detto "fittonante" e cioè che espora il terreno piuttosto in profondità.
Personalmente non ricordo di aver mai visto campi di erba medica ingialliti... Forse subito dopo lo sfalcio, ma basta poca umidità che questa rigermoglia. I prati "naturali" tendono ad ingiallire ma l'erba medica non mi risulta... Anzi alcune piante a volte sfuggono dai campi e vegetano in terreni duri e non lavorati, crescendo comunque rigogliose e verdi anche in estate (mi capita ogni anni davanti casa!).
I vegetali contengono molta acqua e gli animali sfruttano anche la rugiada che si deposita sulle foglie la notte. E' probabile che questo basti per i caprioli che vivono in quella zona confinata...
Ciao! anche dalle mie parti c'è l'erba medica a cosa serve ? Ciaoo .
mauriz- utente
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Re: Storia di un Capriolo
botta ha scritto: Ciao! anche dalle mie parti c'è l'erba medica a cosa serve ? Ciaoo .
E' una leguminosa che viene usata come pianta da foraggio per gli animali!
Re: Storia di un Capriolo
Per quanto vedo dalle mie parti esclusivamente per gli animali, in pianura alcuni anni fa verso Castelmaggiore ne ho visti alcuni campi utilizzati per la produzione della semente...botta ha scritto:Ciao! anche dalle mie parti c'è l'erba medica a cosa serve ? Ciaoo .
mauriz- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Grazie mille a tutti! anche da me c'è solo che non sapevo per cosa la si usava. Pensavo per fare qualche medicina! , ciaoo.
Re: Storia di un Capriolo
Si chiama volgarmente "medica" per via del suo nome scientifico: Medicago sativa.
Re: Storia di un Capriolo
Ah okadmin ha scritto:Si chiama volgarmente "medica" per via del suo nome scientifico: Medicago sativa.
Ciaoo e grazie .
Re: Storia di un Capriolo
Ciao.
Da me nel parmense, ma anche nel reggiano, di erba medica ce n'è tantissima per la produzione del mitico Parmigiano-Reggiano: sennò le vacche cosa mangiano?!
La medica non la ricordo particolarmente ingiallita durante l'estate, ma in ogni caso, se vedete le foto che ho postato, alcune sono nel grano, quindi certi anni non c'era medica, o molto poca. Credo che questi animali abbiano semplicemente risorse che non sospettiamo nemmeno che consentono loro di mangiare e bere a sufficienza anche dove non sembra possibile. Penso inoltre sia ben più complicato sopravvivere a oltre 2000 metri sulle Alpi, anche in inverno, a volte, piuttosto che in pianura padana!
Densità? Dipende, comunque in aree periurbane credo si possa stimare tra 20 e 40 capi/100 ha, a seconda dell'ambiente.
I censimenti ci sono eccome e partecipo tutti gli anni; c'è però un problema. Da carta della vocazionalità faunistica provinciale il capriolo ha valore 0 nel comprensorio di pianura. Traducendo: il capriolo in pianura non ci può e deve stare. Di contro, è evidente che può starci e anche bene, se è arrivato sino al Po e addirittura oltre, nel cremonese, ma la vocazionalità zero è comunque un problema perché lascia il via libera all'ERADICAZIONE della specie dalla pianura. In tal senso esiste una delibera provinciale di fine 2010, allo stato attuale non ancora messa in pratica (che io sappia). Ma il discorso è questo: vedo dieci caprioli in un prato vicino Parma, area di pianura, che non fanno nulla di male, però chiamo la Polizia provinciale perché mi va di farlo, bene, questa è obbligata ad abbatterli tutti e dieci perché lì non possono stare. Il motivo di fondo della delibera non sono tanto i danni all'agricoltura, poche migliaia di euro/anno, bensì il volersi parare da eventuali cause sporte dai cittadini contro l'Amministrazione per investimenti stradali, anche gravi. Un metodo comunque inaccettabile, soprattutto per il precedente che viene a crearsi.
Un'aggiunta sulla medica e sulle leguminose in genere: essendo piante azoto-fissatrici (grazie ad una simbiosi batterica) hanno capacità produttive e di sopravvivenza estremamente sviluppate.
Ciao,
Emanuele
Da me nel parmense, ma anche nel reggiano, di erba medica ce n'è tantissima per la produzione del mitico Parmigiano-Reggiano: sennò le vacche cosa mangiano?!
La medica non la ricordo particolarmente ingiallita durante l'estate, ma in ogni caso, se vedete le foto che ho postato, alcune sono nel grano, quindi certi anni non c'era medica, o molto poca. Credo che questi animali abbiano semplicemente risorse che non sospettiamo nemmeno che consentono loro di mangiare e bere a sufficienza anche dove non sembra possibile. Penso inoltre sia ben più complicato sopravvivere a oltre 2000 metri sulle Alpi, anche in inverno, a volte, piuttosto che in pianura padana!
Densità? Dipende, comunque in aree periurbane credo si possa stimare tra 20 e 40 capi/100 ha, a seconda dell'ambiente.
I censimenti ci sono eccome e partecipo tutti gli anni; c'è però un problema. Da carta della vocazionalità faunistica provinciale il capriolo ha valore 0 nel comprensorio di pianura. Traducendo: il capriolo in pianura non ci può e deve stare. Di contro, è evidente che può starci e anche bene, se è arrivato sino al Po e addirittura oltre, nel cremonese, ma la vocazionalità zero è comunque un problema perché lascia il via libera all'ERADICAZIONE della specie dalla pianura. In tal senso esiste una delibera provinciale di fine 2010, allo stato attuale non ancora messa in pratica (che io sappia). Ma il discorso è questo: vedo dieci caprioli in un prato vicino Parma, area di pianura, che non fanno nulla di male, però chiamo la Polizia provinciale perché mi va di farlo, bene, questa è obbligata ad abbatterli tutti e dieci perché lì non possono stare. Il motivo di fondo della delibera non sono tanto i danni all'agricoltura, poche migliaia di euro/anno, bensì il volersi parare da eventuali cause sporte dai cittadini contro l'Amministrazione per investimenti stradali, anche gravi. Un metodo comunque inaccettabile, soprattutto per il precedente che viene a crearsi.
Un'aggiunta sulla medica e sulle leguminose in genere: essendo piante azoto-fissatrici (grazie ad una simbiosi batterica) hanno capacità produttive e di sopravvivenza estremamente sviluppate.
Ciao,
Emanuele
Ketos- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Nella riserva la Fagiana del parco del ticino che e' un misto bosco e campi agricoli durante il censimento tramite battuta del marzo 2008 e' stato appurato densità 30 es. /100 ettari....credo che l'ambienta piu' adatto sia proprio questo , ove il capriolo raggiungere densita' elevate..
pardus- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Paradossalmente alcuni studi hanno dimostrato come le densità in assoluto più elevate vengano spesso raggiunte in ambienti disturbati. In boschi misti con radure, come Parco del Ticino o Parco di Carrega, dove il capriolo sta bene e dove si autoregola grazie alla territorialità sia di maschi che femmine, le densità possono essere molto alte (30-40 capi/100 ha), ma mai fuori scala. Al contrario, in aree fortemente antropizzate e disturbate, le dinamiche naturali non possono svolgersi al 100% e questo comporta spesso delle aggregazioni numerosissime di individui (anche fino 80 capi/100 ha). Un esempio possono proprio essere le fasce periurbane dove, in inverno, la maggior parte dei campi è arata, non vi sono boschi, le infrastrutture umane impediscono un agevole spostamento degli animali e quindi i caprioli sono costretti a densità veramente cospicue.
Credo il caso che si verifica nei pressi di casa mia possa essere di questo genere.
Ciao,
Emanuele
Credo il caso che si verifica nei pressi di casa mia possa essere di questo genere.
Ciao,
Emanuele
Ketos- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Ketos ha scritto: Al contrario, in aree fortemente antropizzate e disturbate, le dinamiche naturali non possono svolgersi al 100% e questo comporta spesso delle aggregazioni numerosissime di individui (anche fino 80 capi/100 ha). Un esempio possono proprio essere le fasce periurbane dove, in inverno, la maggior parte dei campi è arata, non vi sono boschi, le infrastrutture umane impediscono un agevole spostamento degli animali e quindi i caprioli sono costretti a densità veramente cospicue.
Credo il caso che si verifica nei pressi di casa mia possa essere di questo genere.
Ciao,
Emanuele
quindi si tratta di densita' non naturali, ma "obbligate".....
pardus- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Bella definizione! Densità "obbligate"! Direi che almeno per parte dell'anno è così. Bisogna pur dire che gli animali sopravvivono comunque e bene, visti i pesi e le dimensioni che raggiungono, però effettivamente è una sorta di costrizione ambientale.
Emanuele
Emanuele
Ketos- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Ho fatto un giro con Google Maps e ho notato che il Torrente Parma passa propio vicino alla zona che hai descritto, e nel suo alveo mi pare che posti relativamente tranquilli ci siano.
Con la nuova funzione si può passare dentro a Mariano e guardarsi intorno... sembra di essere li
Con la nuova funzione si può passare dentro a Mariano e guardarsi intorno... sembra di essere li
gianni- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Grande Gianni!
Sì, il torrente è davvero vicino e funge da corridoio ecologico. Mi è capitato di fotografare un capriolo (puntuto) nel torrente Parma e in autunno ritrovarlo nel gruppo a fianco a casa, a circa 200 metri in linea d'aria: ha però dovuto attraversare la provinciale e la tangenziale, rimanendo tutto intero. Altri non ce la fanno.
Emanuele
Sì, il torrente è davvero vicino e funge da corridoio ecologico. Mi è capitato di fotografare un capriolo (puntuto) nel torrente Parma e in autunno ritrovarlo nel gruppo a fianco a casa, a circa 200 metri in linea d'aria: ha però dovuto attraversare la provinciale e la tangenziale, rimanendo tutto intero. Altri non ce la fanno.
Emanuele
Ketos- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Ma le densità le consideri per il periodo invernale e quindi di possibile aggregazione o per gli altri periodi?Ketos ha scritto:Paradossalmente alcuni studi hanno dimostrato come le densità in assoluto più elevate vengano spesso raggiunte in ambienti disturbati. In boschi misti con radure, come Parco del Ticino o Parco di Carrega, dove il capriolo sta bene e dove si autoregola grazie alla territorialità sia di maschi che femmine, le densità possono essere molto alte (30-40 capi/100 ha), ma mai fuori scala. Al contrario, in aree fortemente antropizzate e disturbate, le dinamiche naturali non possono svolgersi al 100% e questo comporta spesso delle aggregazioni numerosissime di individui (anche fino 80 capi/100 ha). Un esempio possono proprio essere le fasce periurbane dove, in inverno, la maggior parte dei campi è arata, non vi sono boschi, le infrastrutture umane impediscono un agevole spostamento degli animali e quindi i caprioli sono costretti a densità veramente cospicue.
Credo il caso che si verifica nei pressi di casa mia possa essere di questo genere.
Ciao,
Emanuele
mauriz- utente
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Re: Storia di un Capriolo
Ma non è che attraversano anche sotto il ponte della tangenziale?.
Sennò sarebbe una strage continua!
Ho visto che in alcuni punti non c'è neanche il guard rail.
Sennò sarebbe una strage continua!
Ho visto che in alcuni punti non c'è neanche il guard rail.
gianni- utente
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Re: Storia di un Capriolo
io ho visto anche i caprioli di Ketos... uno è passato proprio adessogiannicarot ha scritto:Ho fatto un giro con Google Maps e ho notato che il Torrente Parma passa propio vicino alla zona che hai descritto, e nel suo alveo mi pare che posti relativamente tranquilli ci siano.
Con la nuova funzione si può passare dentro a Mariano e guardarsi intorno... sembra di essere li
sto degenerando
mauriz- utente
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